R. Due anni fa, tornavo dal Marocco, dove sono stato tre anni, e il mio ministro provinciale mi chiese di ideare un progetto. Labbiamo chiamato Fraternità la Tenda del Padre Abramo. Accogliamo in maniera molto semplice, francescana e gratuita, questi fratelli che non hanno dove posare il capo, che non rientravano nei progetti della Protezione Civile, quindi dello Stato, e con la chiusura delle case di accoglienza, il 28 febbraio di questanno, sono aumentati e vengono qui a chiedere laccoglienza, unaccoglienza che viene sempre data.
D. Potremo parlare proprio di un progetto di integrazione sociale, è così?
R. Sì, perché il ragazzo che arriva qui, il fratello che arriva qui, fa lesperienza di famiglia: riceve laffetto che gli manca e inizia a rispettare le piccole regole della famiglia e poi a rispettare quelle che la società ci dà. Ci stiamo inventando una serie di cose, come dei laboratori artigianali. Vediamo portare avanti la raccolta dei pomodori e iniziare lavori agricoli, anche lallevamento di animali come conigli, galline e capre. Il ragazzo che sta qui non è in preda allozio ma deve fare qualcosa allinterno della fraternità. Io non la chiamo mai né comunità, né casa di accoglienza, perché è una fraternità dove si vive insieme, si prega insieme. Lei sa benissimo che già fra noi della stessa regione, della stessa città, abbiamo difficoltà a comprenderci: immagini degli africani con afghani, pakistani, compreso me che sono siciliano.
D. Parliamo proprio di questo: 21 persone di nazionalità, lingua cultura, religioni diverse, un vero incontro tra i popoli, è così?
R . Io la definirei una nuova Pentecoste. Quando ho visto Papa Francesco, mi sono sentito veramente sentito confermato in quello che noi Frati minori di Sicilia, insieme alla Onlus Frate Gabriele Maria Allegra, portiamo avanti. Perché, sì, magari cè il mio lavoro, ma dietro cè una fraternità che mi sostiene, che mi incoraggia. Se stiamo riuscendo quel poco che il Signore ci sta ispirando di fare è grazie alla Fraternità e poi anche alla collaborazione con la Caritas.
D. Non ci sono sovvenzioni, non cè niente se non la generosità dei volontari di ognuno di voi che si impegna a creare questo progetto?
R. Sì, non ci sono sovvenzioni né statali, né di alcun tipo, se non la generosità della città di Favara e delle persone che stanno iniziando a conoscere questo progetto. Stiamo portando avanti questo progetto con la Provvidenza di Dio. Mi vengono in mente quelle parole del Vangelo, quando San Luca dice: guardate gli uccelli del cielo, i gigli del campo, non lavorano, non mietono eppure hanno tutto e vestono meglio di Salomone. Basta fidarsi e affidarsi un po al Signore. Qualcuno mi ha detto che sfido la Provvidenza: a me le sfide sono sempre piaciute. E bello andare avanti così.
(Radio Vaticana)