Sono 117,3 milioni le persone costrette a sfollare alla fine del 2023, che con ogni probabilità hanno già superato i 120 milioni alla metà del 2024. Vale a dire più di 1 persona su 69 nel mondo. Numeri che, per giunta, sono in aumento da 12 anni, tanto che gli sfollati sono pressoché raddoppiati in un decennio. Questi alcuni dei dati principali presentati nel report Global Trends dell'UNHCR, pubblicato in giugno e ripreso in occasione della Giornata mondiale del rifugiato promossa dalle Nazioni Unite il 20 giugno di ogni anno.
Nel corso del 2023 conflitti nuovi e già in corso hanno causato sfollamenti forzati in tutto il mondo. Il conflitto in Sudan, scoppiato nell’aprile 2023, sta causando una delle più grandi crisi umanitarie al mondo: più di 6 milioni di persone sono state sfollate all’interno del Paese, mentre altre 1,2 milioni di persone sono fuggite nei Paesi vicini. In Myanmar l’escalation di violenza seguita alla presa del potere militare nel febbraio 2021 ha provocato lo sfollamento di oltre 1,3 milioni di persone all’interno del Paese nel 2023. In Palestina, l’UNRWA stima che tra ottobre e dicembre 2023 fino a 1,7 milioni di persone sono state sfollate a causa del conflitto nella Striscia di Gaza, alcune costrette a fuggire più volte.
Di fronte a una realtà in continua trasformazione, appare sempre più urgente accogliere. «Nel nostro mondo i rifugiati non sono i benvenuti», ha ricordato ieri il card. Matteo Zuppi, intervenendo all’evento “La forza dell’inclusione”, organizzato dall’UNHCR presso la sede romana della Luiss. Eppure, «se non siamo capaci di accogliere la fragilità, diventiamo stranieri in casa nostra», ha proseguito l'arcivescovo di Bologna e presidente della CEI. Zuppi ha fatto riferimento al «grande cimitero che è diventato il Mediterraneo, di cui sembra che nessuno si prenda cura». I rifugiati, ha sottolineato il cardinale, «vengono spesso dipinti come nemici. Sembra che il rifugiato perda di umanità, divenendo vittima del pregiudizio e di caricature». Rispetto a diritti umani e flussi "irregolari", il card. Zuppi ha ricordato che «tutte le volte che si mette in discussione un diritto per qualcuno si mette in discussione per tutti». Per questo, «l'illegalità si combatte con la legalità».
Tra le buone pratiche da proseguire e rafforzare, il presidente della Cei ha ricordato «i corridoi umanitari, i corridoi lavorativi e i corridoi universitari». «Vengo da una regione – ha proseguito – dove il 30% dei prodotti agricoli non viene raccolto per mancanza di manodopera. Un mondo dove i rifugiati sono i benvenuti è un mondo più bello per tutti: cominciamo da noi».
Proprio il lavoro è stato al centro dell'evento organizzato presso la Luiss. Grazie all'iniziativa “Welcome. Working for Refugee Integration” nel 2023 in Italia sono stati avviati 11 mila e 700 percorsi professionali per persone rifugiate, un risultato che porta a 34 mila il totale degli inserimenti realizzati con il programma dalla sua nascita, nel 2017. Sono 220 le aziende che hanno promosso percorsi di inclusione lavorativa di rifugiati lo scorso anno. Secondo l'UNHCR «serve la forza dell’inclusione per rispondere ai bisogni delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni, ma anche per offrire soluzioni concrete alle imprese e risolvere alcuni problemi della nostra economia».